Historic Building Information Modeling
Da qualche tempo, per delineare questo preciso ambito di intervento, si è iniziato a diffondere l’acronimo HBIM. Il termine deriva da un contributo scientifico del 2009 ad opera del Prof. Murphy, del Politecnico di Dublino, ripreso poi nel suo lavoro di dottorato 1): “Historic Building Information Modelling (HBIM) is a novel prototype library of parametric objects, based on historic architectural data, in addition to a mapping system for plotting the library objects onto laser scan survey data”.
HBIM inquadra quindi un procedimento molto tecnico di modellazione geometrica prima e d’informazione poi: gli edifici esistenti, indipendentemente dalla loro funzione, vengono rilevati tramite strumenti accurati come i laser scanner terrestri, così che il risultato misurazioni (le note nuvole di punti, che saranno oggetto di una successiva voce di dizionario) è poi comparato a librerie di oggetti software che sono sovrapposti alla nuvola finché la somiglianza non è soddisfacente.
E’ chiaro che il processo mira ad astrarre le geometrie per avere modelli snelli ai quali associare dati per documentazione o per simulazioni numeriche. HBIM quindi non significa (come molti equivocano) applicare il BIM a edifici già costruiti, ma applicare un metodo per ottenere dei modelli semplificati a partire da un rilievo. Esiste poi un altro approccio (definito Scan-to-BIM) secondo il quale i componenti geometrici derivati dal rilievo vengono ricavati localmente senza ricorrere a librerie di oggetti già pre-compilati, ma il tema esula dalla voce di dizionario.
Resta l’importanza di ricorrere alle peculiarità del BIM anche per l’esistente, per il quale la documentazione dei luoghi, delle tecnologie e dei materiali è sempre più importante per la salvaguardia del patrimonio.